martedì 9 dicembre 2008

di spiagge fuori stagione

Quest'estate ero in spiaggia. Era una spiaggia sporca e schifosa, piena di bottiglie di birra vuote e carte di cornetto algida e non ero mai stata in una spiaggia così sporca e ho decretato che uno di quei posti che non dovrebbero mai esserlo sono le spiagge. Non perchè ci si cammina a piedi nudi (perchè allora le scarpe? Non pensa mai nessuno alle povere scarpe, stiamo sempre a tutelare quello che ci tocca direttamente, i piedi, e ci preoccupiamo che le scarpe non si rovinino, ma della suola ce ne sbattiamo, a parte quando si spezza il tacco), ma perchè una spiaggia è solo un po' di sabbia di fianco al mare. Non ha bisogno di essere sporca, non dovrebbe essercene motivo. Ci penserà il mare se mai a portarle qualcosa, che ne so, i legnetti levigati o i sassolini trasparenti, sporcizie poco umane pertanto non sporcizie. I sacchetti di patatine vuoti e abbandonati lì assieme al loro unto mi davano qualcosa che era molto più di un semplice disagio. Diciamo una sorta di pazzia omicida. Quest'estate in quella spiaggia avevo seriamente voglia di uccidere qualcuno, ma davanti a tutti, non di nascosto. E poi uccidermi anche io. Per rovinare la voglia di far vacanza a chi usava lo spruzzino. Pensavo a tutto questo sudando sotto il sole dell'una (ora maggiormente propizia per iniziare la propria giornata di spiaggia) e leggevo Tonio Kroger rompendomi i coglioni come poche altre volte mi era capitato nella mia vita di lettrice, quando una vocina che credevo dentro di me, ma che fortunatamente era dietro, si è fatta sempre più insistente fino a diventare una grandinata di insulti e gridolini e sbuffi e incazzature che mi hanno incupita a tal punto che mi sarei immolata da sola, senza quel premeditato omicidio che mi era venuto in mente solo qualche minuto prima. Così mi giravo e vedevo una figura bionda più magra che grassa che urlava in un cellulare più nuovo che vecchio, uno di quelli con la tv che la Littizzetto ci dice cinquanta volte al giorno chi l'avrebbe mai immaginato? E poi scrive un libro che si chiama La jolanda furiosa e che venderà un milione di coppie e chi se lo immaginava? E ci riempie di quel qualunquismo senza parte nè partito che ha rotto le palle pensa un po'. Insomma mi giro e la guardo e tutti si girano e la guardano anche i senegalesi che vendono le nike di tre anni fa e comunque lei continua e poi riattacca e allora arriva Isma. Isma è un suo amico molto gay, e del resto non è fuori posto, che le chiede non hai preso il mio asciugamano? E basta quello che è come se fosse ancora al telefono ma adesso c'è anche l'insultato e per un'ora e un quarto sono insulti e cattiverie e recriminazioni e pulisco sempre io il cesso, che Isma dice basta, non hai diritto, me ne vado e non se ne va mai. E quando lei smette le suona ancora il videotivufonino e sei ancora tu? Ma vaffanculo e quant'altro. Volevo semplicemente dire che in montagna queste cose capitano più raramente.

1 commento:

.darksideofluis ha detto...

Cavolo, Sara, scrivi benissimo!
Questo post mi è piaciuto molto. Complimenti.